di Valeria Putzu
Nella conferenza di Honebu del 27 Gennaio (https://www.youtube.com/watch?v=gPnRynlMS8E) ho parlato dei possibili contatti tra i vari siti in cui sorge il megalitismo, individuando come un elemento molto importante di questo periodo era la variscite, una pietra verde molto usata in contesti funerari in cui probabilmente gli antichi vedevano una qualche connessione con il rinascere della natura in primavera, dopo la morte apparente invernale.
Le gallerie dismesse delle miniere di variscite di Gavà, fonte del minerale rinvenuto nei piú antichi tra i tumuli bretoni, una volta esaurtite venivano usate per le inumazioni e tra i corredi tombali sono state trovate tracce dei contatti con le isole Mediterranee (ossidiana del Monte Arci in Sardegna e delle Lipari, vasi a engobbio rosso delle Lipari, una collana di corallo di provenienza insulare, pesi da telaio della tipologia usata a Monte d’Accoddi e Conca Illonis).
In Sardegna al momento non si hanno notizie di rinvenimenti di vaghi di variscite, resta il dubbio se perché presente, ma non riconosciuta dagli archeologi, o se assente perché i sardi non la conoscessero o apprezzassero, oppure ancora perché era talmente alta la richiesta di tale materiale da parte della Bretagna da coprire completamente tutta la produzione.
I recenti studi internazionali sulla variscite hanno infatti appurato che, mentre nei sepolcri pre-megalitici del VI Millennio A.C. (in genere in grotta) in Catalogna e nei Pirenei Francesi troviamo abbondante variscite da Gavà, questa si fa molto piú rara nel V millennio, in quanto risulta appurato che in questo periodo la quasi totalità della produzione delle miniere veniva indirizzata alla Bretagna, per poi tornare presente nelle inumazioni del IV Millennio.
Succedeva la stessa cosa in Sardegna? L’ipotesi, ancora tutta da verificare della professoressa Galoisy, che la variscite del tumulo bretone di Er Grah provenisse dal Sarrabus (1) , potrebbe forse implicare che in Sardegna conoscevano la variscite, ma preferivano commerciarla con la Bretagna piuttosto che utilizzarla nelle tombe sarde, come già facevano in Catalogna?
Certo é che nel neolítico sardo, anche senza variscite, si assiste a una curiosa predilezione per i vaghi di colore verde. Prendendo in esame le due tombe a circolo piú antiche, quelle di Li Muri e di La Macciunitta, ne sono stati rinvenuti di varie fogge e dimensioni, cilindrici, discoidali, a olivella, tutti peró accumunati dalle sfumature piú o meno variegate di verde. Vengono variamente definiti in “steatite”, “scisto”, “clorite” nelle diverse pubblicazioni, sarebbe opportuna un analisi mineralogica che chiarisca una volta per tutte il minerale/i di cui sono composti. Nella pagina della Regione Sardegna troviamo immagini delle collane rinvenute a Li Muri (foto 1-4), insieme alla seguente notizia:
“La caratteristica forma dei vaghi oblunghi, detta anche “a olivella”, si confronta con elementi di collana di cui si suppone il commercio nel mare Mediterraneo centrale e occidentale da parte delle genti Cretesi e Micenee.
Per le collane in steatite di Li Muri è stata ipotizzata l’importazione della materia prima dall’isola di Creta.”
Incuriosita ho cercato informazioni sul megalitismo a Creta del V Millennio A.C.: é risultato totalmente inesistente, in quell’epoca a Creta non c’era megalitismo. L’inizio della cultura prepalaziale (EMI nella periodizzazione ufficiale) va dal 3500 al 2900 A.C. e non brilla per i commerci internazionali ad ampio raggio. Cercando di approfondire il mistero scopro che la notizia dell’origine Cretese dei vaghi si trova citata nel libro di Lilliu “Arte e Religione della Sardegna prenuragica” del 1999, in cui si spiega che:
“I vaghi a olivella, a “grano d’orzo”, sono stati accostati da Zervos a vaghi di Faïence del Minoico Medio III, supposti commerciati nel Mediterraneo centrale e occidentale, di volta involta, da Cretesi e Micenei tra il 1600 e il 1200 a.C. Ad altri hanno ricordato la foggia dei granuli in oro dei collari di Mochlos dell’E.M. II cretese (III millennio a.C.). “
Christian Zevros era un clitico d’arte, specializzato nell’arte moderna, ai cui scritti devono gran parte del loro successo pittori come Pablo Picasso, Georges Braque, Henri Matisse. Appassionato di archeologia scrisse anche vari libri su questi temi tra cui La Civilisation de la Sardaigne du début de l’énéolithique à la fin de la période nouragique, IIe millénaire: ve siècle avant notre ère, Paris, éditions Cahiers d’art, 1954, in cui si ritrova appunto la ridicola teoria che i vaghi delle tombe megalitiche sarde del 4700 A.C. sarebbero derivati da quelli di Mochlos di 2000 anni dopo oppure da quelli in faïence di ben 3100 anni dopo.
Ma si sa che in Sardegna quando si tratta di accogliere colonizzatori orientali non c’é bisogno di alcuna verifica, coerenza cronologica o di quel metodo scientifico che viene invocato a gran voce quando invece si vogliano ipotizzare contatti commerciali diretti tra Sardegna e altre civiltà occidentali e notoriamente non marittime (fosse mai che toccasse mettere in dubbio il dogma che i sardi non navigassero!). Invece i paragoni piú stringenti con le forme dei vaghi sardi le ritroviamo proprio in Occidente tra i vaghi di variscite della zona Pirenaica o dei tumuli della Bretagna.
Foto 1) Li Muri, collana con vaghi cilindrici
Foto 2) Li Muri, collana con vaghi discoidali e ciondolo a goccia
Foto 3) Li Muri, collana con vaghi a olivella
Foto 4) Li Muri, collana con vaghi a olivella
Foto 5) La Macciunitta, collana con vaghi cilindrici e a olivella
Foto 6) Can Tintorer a Gavà, Catalogna.
Foto 7) Bòbila d’en Joca, Montornès del Vallès, Catalogna.
Foto 8) vaso epicardiale trovato nella Cova dels Lladres, Vacarisses, Catalogna.
Foto 9) Er.Grah, Morbihan, Bretagna.
Foto 10) Tumiac, Morbihan, Bretagna.
Foto 11) Saint-Michel a Carnac, Bretagna.
(1) Alla pag. 84 della seguente pubblicazione troviamo (traduco): https://www.gia.edu/doc/SP04.pdf?fbclid=IwAR1CsC0vCJ8qn3SMTWPFvkZncQkfdDS6- w5AObu2XRusEXeEULnmEeymHuU
“La Dottoressa Laurence Galoisy dell’Università di parigi, Francia e I suoi colleghi hanno
analizzato i gioielli neolitici contenenti variscite privenienti da Er-Grah e Luffagh (due siti della
Bretagna, Francia), entrambi datati tra il 4400 e il 3900 A.C. Comparando la Variscite di varie
altre miniere Europee, l’analisi spettrografica con una maggiore corrispondenza per il gioiello di
Luffagh era la vicina miniera di Pannecé, ma per il reperto di Er-Grah, la migliore
corrispondenza era Sarrabus in Sicilia.” (Sardegna in realtà)