Il nuraghe Santu Antine, chiamato anche Sa domo de su Re (in italiano “La casa del Re”) è uno dei nuraghi più maestosi dell”intera Sardegna ed è anche uno dei più importanti tra quelli esistenti.L”intero complesso rappresenta un importante esempio di architettura preistorica mediterranea e si presume che l”altezza originaria raggiungesse i 22 e i 24 metri, la più alta per quel periodo dopo le piramidi egizie e il mastio della reggia nuragica di Arrubiu che misurava tra i 25 e i 30 metri
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La necropoli comprende 11 domus de janas, generalmente pluricellulari, alcune delle quali caratterizzate da decorazioni architettoniche in rilievo.
La sepoltura più interessante è costituita da 11 ambienti disposti secondo uno schema irregolare.
La necropoli comprende 11 domus de janas, generalmente pluricellulari, alcune delle quali caratterizzate da decorazioni architettoniche in rilievo.
La sepoltura più interessante è costituita da 11 ambienti disposti secondo uno schema irregolare.
La necropoli comprende 11 domus de janas, generalmente pluricellulari, alcune delle quali caratterizzate da decorazioni architettoniche in rilievo.
La sepoltura più interessante è costituita da 11 ambienti disposti secondo uno schema irregolare.
La necropoli è composta da 33 ipogei a domus de janas scavati nel tufo e suddivisi in due raggruppamenti. Il sito, databile al neolitico, fu utilizzato dalle genti delle culture di Ozieri, Abealzu-Filigosa, Monte Claro, del Vaso campaniforme e di Bonnanaro ma anche dagli stessi nuragici di Iloi nel bronzo medio, con riutilizzazioni in epoca medievale.
Il sito archeologico è stato rinvenuto nel 1985, del tutto casualmente, durante i lavori di spietramento per l’impianto di una vigna. Le indagini, proseguite sino al 1988, hanno permesso di individuare il nucleo principale del santuario, composto dal pozzo sacro, da una rotonda che caratterizza una parte del grande edificio in opera isodoma e due costruzioni a forma cilindrica, interpretabili come altare.
Da un pertugio fra i grossi conci, della parte superiore del paramento esterno si accede al corridoio che era il vano in cui si sviluppava la scala elicoidale che dava accesso alla parte superiore della torre. Infatti il corridoio termina su due grandi architravi totalmente interrati. Il nuraghe appare in pessime condizioni di conservazione. E’ avvolto, in parte da arbusti di lentischio e fichi d’india, la causa dei crolli e dell’interramento, sino a circa due metri dal calpestio.
Da un pertugio fra i grossi conci, della parte superiore del paramento esterno si accede al corridoio che era il vano in cui si sviluppava la scala elicoidale che dava accesso alla parte superiore della torre. Infatti il corridoio termina su due grandi architravi totalmente interrati. Il nuraghe appare in pessime condizioni di conservazione. E’ avvolto, in parte da arbusti di lentischio e fichi d’india, la causa dei crolli e dell’interramento, sino a circa due metri dal calpestio.
Il sepolcreto di Monte Siseri è costituito da quattro domus de janas ricavate in un affioramento di roccia tufacea situato alle falde del monte da cui la necropoli prende il nome. Fra queste spicca quella conosciuta come “tomba dell’architettura dipinta” o “de s’incantu” (dell’incanto) – una delle più spettacolari della Sardegna – nella quale la qualità delle decorazioni presenti mostrano l’elevato grado artistico raggiunto durante il Neolitico dall’arte ipogeica sarda.
La domus, il cui ingresso è preceduto da un lungo corridoio, il dromos, ha sezione planimetrica a T: è formato da una piccola anticella quadrangolare che, attraverso un portello, immette in un ampio vano rettangolare; qui, nelle pareti laterali si aprono due cellette.
Il sepolcreto di Monte Siseri è costituito da quattro domus de janas ricavate in un affioramento di roccia tufacea situato alle falde del monte da cui la necropoli prende il nome. Fra queste spicca quella conosciuta come “tomba dell’architettura dipinta” o “de s’incantu” (dell’incanto) – una delle più spettacolari della Sardegna – nella quale la qualità delle decorazioni presenti mostrano l’elevato grado artistico raggiunto durante il Neolitico dall’arte ipogeica sarda.
La domus, il cui ingresso è preceduto da un lungo corridoio, il dromos, ha sezione planimetrica a T: è formato da una piccola anticella quadrangolare che, attraverso un portello, immette in un ampio vano rettangolare; qui, nelle pareti laterali si aprono due cellette.
Il sepolcreto di Monte Siseri è costituito da quattro domus de janas ricavate in un affioramento di roccia tufacea situato alle falde del monte da cui la necropoli prende il nome. Fra queste spicca quella conosciuta come “tomba dell’architettura dipinta” o “de s’incantu” (dell’incanto) – una delle più spettacolari della Sardegna – nella quale la qualità delle decorazioni presenti mostrano l’elevato grado artistico raggiunto durante il Neolitico dall’arte ipogeica sarda.
La domus, il cui ingresso è preceduto da un lungo corridoio, il dromos, ha sezione planimetrica a T: è formato da una piccola anticella quadrangolare che, attraverso un portello, immette in un ampio vano rettangolare; qui, nelle pareti laterali si aprono due cellette.
Il sepolcreto di Monte Siseri è costituito da quattro domus de janas ricavate in un affioramento di roccia tufacea situato alle falde del monte da cui la necropoli prende il nome. Fra queste spicca quella conosciuta come “tomba dell’architettura dipinta” o “de s’incantu” (dell’incanto) – una delle più spettacolari della Sardegna – nella quale la qualità delle decorazioni presenti mostrano l’elevato grado artistico raggiunto durante il Neolitico dall’arte ipogeica sarda.
La domus, il cui ingresso è preceduto da un lungo corridoio, il dromos, ha sezione planimetrica a T: è formato da una piccola anticella quadrangolare che, attraverso un portello, immette in un ampio vano rettangolare; qui, nelle pareti laterali si aprono due cellette.