Il Nuraghe Santa Barbara sorge non lontano dal centro abitato di Sindia ed è uno dei più imponenti e meglio conservati all’interno del territorio comunale. Si tratta di un edificio monotorre a due piani, costruito con conci di pietra basaltica perfettamente sbozzati e ordinati in filari regolari. La sua altezza è di circa 12 metri, ha un ingresso abbastanza interrato e sormontato da un bel architrave. Il piano superiore è svettato e conserva il finestrone di forma trapezoidale e una nicchia.
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Il Nuraghe Santa Barbara sorge non lontano dal centro abitato di Sindia ed è uno dei più imponenti e meglio conservati all’interno del territorio comunale. Si tratta di un edificio monotorre a due piani, costruito con conci di pietra basaltica perfettamente sbozzati e ordinati in filari regolari. La sua altezza è di circa 12 metri, ha un ingresso abbastanza interrato e sormontato da un bel architrave. Il piano superiore è svettato e conserva il finestrone di forma trapezoidale e una nicchia.
detta anche “Sa Grutta de Santu Giuanni”, presenta il classico schema planimetrico delle tombe di giganti. Il corpo tombale (m 22,10), disposto lungo l”asse NS con ingresso a S, è delimitato all”esterno da file di blocchi di granito di diverse dimensioni. Il prospetto risulta ancora parzialmente interrato e ingombro di pietrame. Le fiancate, l’abside e le ali dell’esedra sono rifasciate da una crepidine formante un basso gradino che, oltre a fornire maggiore staticità all’edificio, impedisce all’acqua piovana di penetrare all’interno della camera. Le ali dell’esedra sono costruite con filari orizzontali di blocchi (corda m 17,7 – esternamente m 24,10 – e freccia m 5,60). L’ingresso è situato al centro dell’esedra. Nell’andito, sull’ingresso, appaiono due portelli separati dal diaframma formato da un architrave in granito inserito sugli stipiti laterali a m 0,45 dal pavimento; la porticina sovrastante, a sezione tronco-ogivale, doveva essere in origine chiusa, a sua volta, da un’architrave di copertura. I due portelli e gli architravi mediano e superiore – di cui si è ipotizzata la presenza – imitano rispettivamente le zone cave e le bande rilevate della stele centinata delle tombe di giganti.
Prov: Medio Campidano
Autore: Cinzia Olias
Codice Geo: NUR8658
> Scheda Geoportale
detta anche “Sa Grutta de Santu Giuanni”, presenta il classico schema planimetrico delle tombe di giganti. Il corpo tombale (m 22,10), disposto lungo l”asse NS con ingresso a S, è delimitato all”esterno da file di blocchi di granito di diverse dimensioni. Il prospetto risulta ancora parzialmente interrato e ingombro di pietrame. Le fiancate, l’abside e le ali dell’esedra sono rifasciate da una crepidine formante un basso gradino che, oltre a fornire maggiore staticità all’edificio, impedisce all’acqua piovana di penetrare all’interno della camera. Le ali dell’esedra sono costruite con filari orizzontali di blocchi (corda m 17,7 – esternamente m 24,10 – e freccia m 5,60). L’ingresso è situato al centro dell’esedra. Nell’andito, sull’ingresso, appaiono due portelli separati dal diaframma formato da un architrave in granito inserito sugli stipiti laterali a m 0,45 dal pavimento; la porticina sovrastante, a sezione tronco-ogivale, doveva essere in origine chiusa, a sua volta, da un’architrave di copertura. I due portelli e gli architravi mediano e superiore – di cui si è ipotizzata la presenza – imitano rispettivamente le zone cave e le bande rilevate della stele centinata delle tombe di giganti.
Prov: Medio Campidano
Autore: Cinzia Olias
Codice Geo: NUR8658
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detta anche “Sa Grutta de Santu Giuanni”, presenta il classico schema planimetrico delle tombe di giganti. Il corpo tombale (m 22,10), disposto lungo l”asse NS con ingresso a S, è delimitato all”esterno da file di blocchi di granito di diverse dimensioni. Il prospetto risulta ancora parzialmente interrato e ingombro di pietrame. Le fiancate, l’abside e le ali dell’esedra sono rifasciate da una crepidine formante un basso gradino che, oltre a fornire maggiore staticità all’edificio, impedisce all’acqua piovana di penetrare all’interno della camera. Le ali dell’esedra sono costruite con filari orizzontali di blocchi (corda m 17,7 – esternamente m 24,10 – e freccia m 5,60). L’ingresso è situato al centro dell’esedra. Nell’andito, sull’ingresso, appaiono due portelli separati dal diaframma formato da un architrave in granito inserito sugli stipiti laterali a m 0,45 dal pavimento; la porticina sovrastante, a sezione tronco-ogivale, doveva essere in origine chiusa, a sua volta, da un’architrave di copertura. I due portelli e gli architravi mediano e superiore – di cui si è ipotizzata la presenza – imitano rispettivamente le zone cave e le bande rilevate della stele centinata delle tombe di giganti.
Prov: Medio Campidano
Autore: Cinzia Olias
Codice Geo: NUR8658
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Esteso 200 mila metri quadri e immerso in lussureggianti querce da sughero e macchia mediterranea delle colline del Gerrei, è uno dei più suggestivi e importanti siti archeologici della Sardegna interna. A pochi chilometri dall’abitato di Goni, lungo la provinciale per Cagliari (ad appena mezz’ora dal capoluogo), ammirerai il parco di Pranu Muttedu, un’estesa piattaforma arenacea e scistosa dove sorge un vasto complesso monumentale prenuragico, ‘diviso’ in più agglomerati. A nord, in località su Crancu, c’è l’agglomerato di capanne di riferimento della necropoli. A sud del villaggio, si trovano i sepolcreti di Pranu Muttedu e di Nuraxeddu, eccezionalmente attorniati da folti gruppi di menhir, in coppie, in allineamento o all’interno delle stesse tombe, e da costruzioni rotonde di probabile carattere sacrale. Ancora più a sud sorge scavata in roccione, la necropoli a domus de Janas di Genna Accas con tre circoli tombali. Altre strutture affiorano in zona: particolarmente interessanti i resti del dolmen ad allée couverte di Baccoi. L’eccezionalità del sito deriva anche dalla più alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna: circa 60, distribuiti variamente, in coppia, in allineamenti, in piccoli gruppi, talora nelle stesse architetture tombali. Sono del tipo ‘protoantropomorfo’, a forma ogivale e superficie anteriore piana.
I sepolcri sono costituiti da due o tre anelli concentrici di pietre, talvolta con paramento gradonato per sostenere il tumulo. Al centro, la camera funeraria, alla quale accederai tramite un corridoio formato da lastroni ortostatici, coperti a piattabanda. Le celle interne sono circolari o allungate, in base a quante sepolture ospitassero. Le coperture erano tabulari o a pseudovolta. La grandiosa tomba II presenta ingresso, anticella e cella funeraria scavati in due distinti blocchi rocciosi accuratamente adagiati e predisposti: per fine lavorazione e disegno architettonico richiamano le sepolture a domus de Janas. Gli scavi hanno restituito vasetti miniaturistici, punte di freccia in ossidiana e vari altri oggetti, tra cui un pugnaletto in selce e un’accettina in pietra bianca. Dai manufatti si fa risalire il complesso al Neolitico recente (3200-2800 a.C) con ‘inserimenti’ tardivi sino al 2600 a.C.
Esteso 200 mila metri quadri e immerso in lussureggianti querce da sughero e macchia mediterranea delle colline del Gerrei, è uno dei più suggestivi e importanti siti archeologici della Sardegna interna. A pochi chilometri dall’abitato di Goni, lungo la provinciale per Cagliari (ad appena mezz’ora dal capoluogo), ammirerai il parco di Pranu Muttedu, un’estesa piattaforma arenacea e scistosa dove sorge un vasto complesso monumentale prenuragico, ‘diviso’ in più agglomerati. A nord, in località su Crancu, c’è l’agglomerato di capanne di riferimento della necropoli. A sud del villaggio, si trovano i sepolcreti di Pranu Muttedu e di Nuraxeddu, eccezionalmente attorniati da folti gruppi di menhir, in coppie, in allineamento o all’interno delle stesse tombe, e da costruzioni rotonde di probabile carattere sacrale. Ancora più a sud sorge scavata in roccione, la necropoli a domus de Janas di Genna Accas con tre circoli tombali. Altre strutture affiorano in zona: particolarmente interessanti i resti del dolmen ad allée couverte di Baccoi. L’eccezionalità del sito deriva anche dalla più alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna: circa 60, distribuiti variamente, in coppia, in allineamenti, in piccoli gruppi, talora nelle stesse architetture tombali. Sono del tipo ‘protoantropomorfo’, a forma ogivale e superficie anteriore piana.
I sepolcri sono costituiti da due o tre anelli concentrici di pietre, talvolta con paramento gradonato per sostenere il tumulo. Al centro, la camera funeraria, alla quale accederai tramite un corridoio formato da lastroni ortostatici, coperti a piattabanda. Le celle interne sono circolari o allungate, in base a quante sepolture ospitassero. Le coperture erano tabulari o a pseudovolta. La grandiosa tomba II presenta ingresso, anticella e cella funeraria scavati in due distinti blocchi rocciosi accuratamente adagiati e predisposti: per fine lavorazione e disegno architettonico richiamano le sepolture a domus de Janas. Gli scavi hanno restituito vasetti miniaturistici, punte di freccia in ossidiana e vari altri oggetti, tra cui un pugnaletto in selce e un’accettina in pietra bianca. Dai manufatti si fa risalire il complesso al Neolitico recente (3200-2800 a.C) con ‘inserimenti’ tardivi sino al 2600 a.C.
Esteso 200 mila metri quadri e immerso in lussureggianti querce da sughero e macchia mediterranea delle colline del Gerrei, è uno dei più suggestivi e importanti siti archeologici della Sardegna interna. A pochi chilometri dall’abitato di Goni, lungo la provinciale per Cagliari (ad appena mezz’ora dal capoluogo), ammirerai il parco di Pranu Muttedu, un’estesa piattaforma arenacea e scistosa dove sorge un vasto complesso monumentale prenuragico, ‘diviso’ in più agglomerati. A nord, in località su Crancu, c’è l’agglomerato di capanne di riferimento della necropoli. A sud del villaggio, si trovano i sepolcreti di Pranu Muttedu e di Nuraxeddu, eccezionalmente attorniati da folti gruppi di menhir, in coppie, in allineamento o all’interno delle stesse tombe, e da costruzioni rotonde di probabile carattere sacrale. Ancora più a sud sorge scavata in roccione, la necropoli a domus de Janas di Genna Accas con tre circoli tombali. Altre strutture affiorano in zona: particolarmente interessanti i resti del dolmen ad allée couverte di Baccoi. L’eccezionalità del sito deriva anche dalla più alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna: circa 60, distribuiti variamente, in coppia, in allineamenti, in piccoli gruppi, talora nelle stesse architetture tombali. Sono del tipo ‘protoantropomorfo’, a forma ogivale e superficie anteriore piana.
I sepolcri sono costituiti da due o tre anelli concentrici di pietre, talvolta con paramento gradonato per sostenere il tumulo. Al centro, la camera funeraria, alla quale accederai tramite un corridoio formato da lastroni ortostatici, coperti a piattabanda. Le celle interne sono circolari o allungate, in base a quante sepolture ospitassero. Le coperture erano tabulari o a pseudovolta. La grandiosa tomba II presenta ingresso, anticella e cella funeraria scavati in due distinti blocchi rocciosi accuratamente adagiati e predisposti: per fine lavorazione e disegno architettonico richiamano le sepolture a domus de Janas. Gli scavi hanno restituito vasetti miniaturistici, punte di freccia in ossidiana e vari altri oggetti, tra cui un pugnaletto in selce e un’accettina in pietra bianca. Dai manufatti si fa risalire il complesso al Neolitico recente (3200-2800 a.C) con ‘inserimenti’ tardivi sino al 2600 a.C.
Il nuraghe si compone di un edificio principale con mastio a tre piani con addossato un bastione bilobato disposto su due livelli a racchiudere un cortile e due torri secondarie. Circondato da un antemurale provvisto di torri e da un”area sacra .
La sua torre è quella dal diametro maggiore fra i nuraghi conosciuti
Il nuraghe si compone di un edificio principale con mastio a tre piani con addossato un bastione bilobato disposto su due livelli a racchiudere un cortile e due torri secondarie. Circondato da un antemurale provvisto di torri e da un”area sacra .
La sua torre è quella dal diametro maggiore fra i nuraghi conosciuti
Il tempio di Antas è un tempio punico-romano dedicato all’adorazione del dio eponimo dei sardi Sardus Pater Babai (Sid Addir per i cartaginesi). È situato ad una decina di chilometri circa a sud del paese di Fluminimaggiore, in una zona in cui stanziarono cartaginesi e romani, attirati dagli abbondanti giacimenti di piombo e ferro presenti nel territorio.
Domu de Orgia di Esterzili è il più grande tempio a “megaron” nuragico finora conosciuto.
L’edificio è racchiuso entro un recinto ellittico (m 48,50 x 28; spessore murario di m 1,50) ridotto al solo filare di base, con ingresso ad O.
Queste ed altre informazioni: