Risultati della ricerca


#immagini: 54

ARCIERE SU SCHEMA BICERVIDE INFISSO SU STOCCO45402977659832789_n

70) ARCIERE SU SCHEMA BICERVIDE INFISSO SU STOCCO
Nome: arciere su schema bicervide infisso su stocco
Dimensioni: altezza totale 113 cm – altezza arciere 14 cm
Aspetto e vestiario: lo schema è infisso sulla punta di uno stocco dalla lunga lama sottile ma elastica e resistente; esso è costituito da una statuina di arciere in piedi su una lastra laminare a duplice protome di cervo. I piedi della statuina sono saldati alla lastra, le gambe sono distanziate in posizione di riposo. La mano destra è alzata nell’atto di devozione e la mano sinistra impugna l’arco appoggiandolo per maggiore comodità alla spalla. Sul capo indossa l’elmo “con le lunghe corna erette, con cresta frontale (un abbozzo di visiera?) e un anello nella parte superiore (ritenuto un appiccagnolo)” dice Lilliu. L’arciere indossa un triplice indumento: due tuniche e un corpetto. La tunica superiore e il corpetto proseguono sul collo in due stretti avvolgimenti di protezione; sempre intorno al collo gira inoltre una sorta di “giustacuore” dal quale pende, sul davanti, la solita piastra protettiva che difendeva lo stomaco dai colpi del nemico. Sul dorso, il consueto gruppo vasetto-faretra-spada (si vedano le precedenti descrizioni di arciere già pubblicate in questa pagina Nurnet “Bronzetti nuragici” ?).
La difesa del guerriero è completata con gambiere che coprono gli stinchi modellati a spigolo: le gambiere mostrano la placca ovale che protegge le tibie e al polpaccio si notano le strette stringhe di pelle, concentriche e sovrapposte, rese con rigature e rilievi alternati.
Sulla testa si notano i capelli – schematizzati – che emergono con frangetta frontale sotto l’elmo e sulla nuca. Il viso è allargato alle tempie e ristretto al mento; il taglio degli occhi, perfettamente rotondo, è contornato dal rilievo delle palpebre. Naso e sopracciglia tratteggiate sono rese con il solito stilismo a T, la bocca è piccola e il mento sfumato nel collo fortemente scolpito.
La protome cervina è formata da due mezzi corpi di cervi con ampio palco di corna che mostrano ciascuno due zampe, modellate a bastoncelli sottili. I colli dei cervi sono lunghissimi e stirati, avvolti da anellini concentrici che sembrano rappresentare una vera legatura.
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), località Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Teti
Segni particolari: nel libro di Lilliu del 1966 il bronzetto é raffigurato con corno sinistro rotto, corda dell’arco e mano destra mancanti; corna della protome cervina di destra e zampa della protome sinistra rotte.
Tuttavia il bronzetto appare oggi con entrambe le corna dell’elmo mancanti… è quindi avvenuto negli anni un ulteriore danneggiamento?
Curiositá: la spada originaria é stata sostituita, durante un restauro negli anni ’60, con altra spada che mostra il tallone immerso nel bolo di piombo che la fissava alla pietra di offerta. Anche la spada originaria sicuramente aveva la piombatura al tallone perchè fra i 73 stocchi ritrovati nel ripostiglio di Abini, 22 conservavano la saldatura plumbea che li fissava – con la punta all’insù – alle tavole d’offerta (pietre che furono rinvenute sul posto, nell’area di un tempio delle acque).
Il significato di questo oggetto non è ancora chiaro, queste sono le possibili ipotesi riportate da Lilliu:
– immagine di una divinità della guerra
– guerriero che volle effigiare se stesso e due cervi sacrificati in onore della divinità
– rappresentazione di ” magia di caccia” (il doppio sostitutivo dei cervi che si intendevano catturare e poi sacrificare, forse come ringraziamento per una vittoria in guerra)
Fotografia del bronzetto di M. Pasqua Meloni dal gruppo “Testimonianze e creatività sulla Sardegna antica
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: TETI
Prov:
Autore:
PUGNALETTO COL MANICO ORNATO E LAMA OVALE

71) PUGNALETTO COL MANICO ORNATO E LAMA OVALE
Nome: pugnaletto col manico ornato e lama ovale
categoria: arma
Dimensioni: lunghezza 19,5 cm.
Aspetto: La lama ha forma ovale. Il profilo del manico presenta due strozzature divise da un ingrossamento mediano; all’interno é traforato con tre riquadri vuoti, oblunghi e dal margine irregolare. La testa del manico ha la forma di un segmento di cerchio (a manubrio) ed è sormontato da un’appendice ad anellino che, per Lilliu, funge da appiccagnolo.
Tutta la superficie del contorno dell’elsa e le due barrette trasversali sono ornate da un tratteggio obliquo; nella parte dove l’elsa si salda con la lama ci sono due alette brevi e ricurve, decorate con motivo a spina di pesce eseguito con fini incisioni in continuità col resto del disegno.
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), localitá Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Teti
Segni particolari: la piccola arma ha il pregio di essere conservata integra in tutte le sue parti, anche nella lama ovale.
Curiositá: Lilliu indica che sui fianchi e nel mezzo dell’elsa si osservano listellini sottili in rilievo che limitano 11 zone orizzontali e parallele riempite da linee incise oblique alternativamente verso destra e verso sinistra, le quali, componendosi, generano nuovamente un motivo a spina di pesce.
Tale motivo a spina di pesce si ritrova anche in altri manufatti di epoca nuragica ( pugnali, navicelle, etc.)… avrá avuto un significato particolare, simbolico oltre che decorativo? Attendiamo il parere degli esperti ?
Fotografia del bronzetto di M. Pasqua Meloni dal gruppo “Testimonianze e creatività sulla Sardegna antica
Fotografia di navicella presa dal web (segnalata da G. Exana)
Descrizione e immagine tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: TETI
Prov:
Autore:
DONNA ORANTE CON LUNGHISSIMO COLLO

82) DONNA ORANTE CON LUNGHISSIMO COLLO
Nome: donna orante con lunghissimo collo
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza residua 23 cm
Aspetto e vestiario: figura femminile raffigurata frontalmente in piedi, nell’atto – forse – di porgere il saluto devozionale con la mano destra (braccio mancante) e l’offerta con la mano sinistra (rotta). Il corpo esile indossa una tunica a balze sovrapposte
Colpisce lo stilismo longilineo del collo e la forma della testa con epicranio piatto e allungato.
La testa è scoperta, i capelli lisci scendono incorniciando il viso, sciolti sul collo; visibile la scriminatura centrale. Lilliu non ne parla, ma è visibile parte del manto sul lato sinistro.
La forma appuntita del tronco con la stilizzazione “cruciforme o spadiforme” del corpo sembra – dice Lilliu – rifarsi all’antica e arcaica geometria mediterranea del III e del II millennio a.C.
Luogo di ritrovamento: Terralba (CA), località S’Arrideli
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: molte sono le parti mancanti: piedi, braccio destro, mano sinistra, parte del mantello. Nel libro del 1953 sui bronzetti di Terralba, Lilliu riporta l’immagine del bronzetto prima dei restauri
Curiosità: Lilliu sottolinea l’impressionante stilismo longilineo del collo e la forma cruciforme o spadiforme del corpo. Quest’ultima ricorda stilizzazioni del neolitico cretese, cicladico, tessalico, tracico, palestinese, etc.
Appare curiosa anche la forma cilindrica della testa: Lilliu fa un accostamento con alcuni teschi dolicocrani nuragici rinvenuti a Seulo e studiati da C. Maxia (1951)
NOTA: La DOLICOCEFALIA è una condizione nella quale la scatola cranica assume una forma stretta e allungata in senso antero-posteriore. É una malformazione, ma può essere anche indotta. Una pratica del genere era infatti largamente diffusa nelle civiltà antiche quando, con l’ausilio di fasce o di strumenti rigidi, si usava modellare nel senso della lunghezza il cranio dei neonati, non si sa se nel tentativo di aumentarne le capacità cerebrali o per avvicinarli somaticamente alle divinità.
Descrizione e immagine tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO
Immagine del bronzetto a destra è tratta da G. Lilliu, “Bronzetti nuragici da Terralba (Cagliari)”, 1953 – ringraziamo per la notizia e per l’immagine RS Roberto, gruppo “Viaggi nelle antichità della Sardegna
Le informazioni sulla dolicocefalia sono tratte dal web

Comune: TERRALBA
Prov:
Autore:
Parte superiore di un idolo femminile.

Parte superiore di un idolo femminile.
Terracotta, 4 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Tardo Neolitico, III millennio a.C.
Idolo acquistato da una collezione privata della Sardegna. La statuetta è spezzata sotto i seni, plasmati in modo asimmetrico ed è solo un frammento. Il volto sottile, modellato tutt’uno con il collo, è riconoscibile solo per l’accenno del naso. Di profilo sembra che il viso sia incorniciato da un velo. All’altezza delle braccia le spalle formano una punta arrotondata. I reperti trovati a Cuccuru Arrius ( frammenti di idoli di terracotta) mostrano forme simili. (E.Atzeni, , “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, tavole 27, 31 e seguenti.)
Il test della termoluminescenza effettuato nel laboratorio di ricerca Rathgen di J. Riederer a Berlino conferma l’origine antica della terracotta.
Stato di conservazione: il frammento di terracotta rosso-bruna ha una patina sabbiosa.
Inedito.

3. Idolo femminile accovacciato
Terracotta, 5 cm.
Da Conca Illonis
Cultura di Ozieri, prima metà del III millennio a.C.
Idolo acquistato da una collezione privata della Sardegna. Questo idolo ha un torso piatto, senza accenno del seno, la parte inferiore del corpo si presenta fortemente schematizzata e si allarga con evidenza .
Le braccia si incrociano ad angolo retto davanti al corpo, le mani non sono delineate.
Incisioni piatte disegnano il grande inguine e la separazione delle gambe. Le dita dei piedi sono accennate da semplici intagli.
Mentre la parte inferiore del corpo modellata a campana riporta alla tradizione del Neolitico Medio (da confrontare con l’idolo Nr. 1 di Cuccuru Arrius, E. Atzeni , “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24, tavola 24) , la parte superiore si distingue per la sua forma snella, perlopiù sviluppata sul piano, che si dirige verso le forme degli idoli a croce e di quelli traforati.
Una datazione nella prima metà del III millennio sembra perciò opportuna.
Il test della termoluminescenza effettuato nel laboratorio di ricerca Rathgen di J. Riederer a Berlino conferma l’origine antica.
Stato di conservazione: Testa e collo mancanti. La terracotta rosso-bruna del reperto è alterata in nero sulle natiche.
Letteratura : E. Atzeni , “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”.

Comune:
Prov:
Autore:
Idolo femminile.

Idolo femminile.
Terracotta, 12,9 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Neolitico, IV-III millennio a.C.

Quest’idolo di tipologia finora sconosciuta, con braccia corte ripiegate sul torso e con gambe troncate, è grezzamente modellato. La calotta cranica è separata dalla fronte mediante un profondo incavo. Il viso, che è modellato tutt’uno con il collo, presenta occhi piccoli e tondi, irregolarmente inseriti, un lungo naso e una bocca incavata e quasi quadrata. La parte posteriore si presenta sagomata sommariamente ma lascia riconoscere i glutei. Non si può più riconoscere se le braccia, raccolte sotto i seni piccoli e alti, reggessero qualcosa. Le orecchie e la vulva sono segnate con incavi profondi circa un centimetro.
Le parti del corpo non proporzionate e la modellatura molto primitiva portano a una datazione del Neolitico Medio. Per gli idoli di terracotta prenuragici vedere E.Atzeni, “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, pg. 50 e seguenti.
Il test della termoluminescenza effettuato nel laboratorio di ricerca Rathgen di J. Riederer a Berlino conferma l’origine antica della terracotta.
Stato di conservazione: arto inferiore destro spezzato di sbieco, braccio sinistro danneggiato; sgretolamento della parte destra del volto e del naso. Terracotta rosso-bruna.

Comune:
Prov:
Autore:
Dea Madre

Idolo femminile a forma di croce.
Marmo, 14,9 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura di Ozieri, seconda metà del III millennio a.C.
Idolo piatto con testa ovale schiacciata e naso lungo e diritto; collo robusto, torso squadrato senza braccia, seni rotondi. Parte inferiore affusolata e senza accenno di gambe. La parte posteriore è spianata fino ai glutei che sono leggermente curvati.
L’origine di questo tipo di dea madre, che nella sua forma più perfetta si può ammirare nel grande idolo di Senorbì, forse un poco più tardi, è inimmaginabile senza presupporre contatti con le isole Cicladi, vedi pag. 12. Per altri esempi di questa tipologia vedere E. Atzeni, “La dea madre nelle culture prenuragiche. Studi sardi 24”, 1975-77, tavola 33.
Stato di conservazione: integro. Superficie antica finemente levigata, la parte posteriore ha incrostazioni minerali e fibre di radici.
Letteratura: SKK (Sardische Kunst und Kultur, catalogo esposizione di Karlsruhe 1980) Nr. 6

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera

Maschera della Collezione Pomerance, Catalogo del 1966
“Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.”

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

Comune:
Prov:
Autore:
Maschera maschile

Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145Maschera maschile
Bronzo. a 17,8 cm, l 8cm
Sardegna, località sconosciuta.
Periodo Nuragico, VII sec. a.C.
Questo severo volto maschile con particolari ben studiati ha orbite profonde e perforate, in cui gli occhi mancanti in origine dovevano essere di pietra o vetro. La maschera è aperta nella parte posteriore per 4,5 cm. Le orecchie presentano 3 fori ai bordi, il setto nasale ha un foro nella parte finale, evidentemente la predisposizione per un gioiello andato perduto.
Dalla fronte alta e diritta si erge nel mezzo e ai lati un “corno” ricurvo. Questo fa pensare ad una rappresentazione divina se non demoniaca dell’oggetto.
Tra i bronzi sardi questa maschera è singolare. La sua forma fa pensare che fosse destinata alla parte superiore di uno scettro. Per quanto è di mia conoscenza esiste solo un altro esempio nell’arte antica e cioè nella Pomerance Collection, New York (Catalogo del 1966, Nr. 46), purtroppo senza indicazione del luogo di provenienza. Questa maschera maschile con le corna e le orecchie forate viene per ora e probabilmente giustamente indicata come Luristan, X sec. a.C.
Con questo si aggiunge un altro rimarcabile esempio ai paralleli tra i bronzi sardi e quelli del Luristan descritti da Lilliu (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, pag. 27), vedi anche le didascalie di questo catalogo per i numeri 48 e 85.
I valori dell’analisi dei metalli eseguiti nel laboratorio di analisi Rathgen a Berlino (J.Riederer) corrispondono ai valori tipici dei bronzi sardi.
Stato di conservazione: integro ad eccezione di piccole parti mancanti alla pinna del naso ed al bordo inferiore nella parte posteriore della maschera.
Patina levigata nero-verdastra con alcune incrostazioni sabbiose.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 145

Comune:
Prov:
Autore:
Guerriero ornato di corna e arco

Il guerriero in piedi a gambe larghe, solleva la mano in segno di saluto o di preghiera.
Veste una doppia tunica ed un elmo piatto con alte corna. Il collo è protetto da un collare a spirale, le gambe da gambali rinforzati da elementi in metallo, lo stomaco da una piastra metallica rettangolare appesa ad una larga fascia a vu che scende dalle spalle ed infine l’avambraccio sinistro da un largo manicotto decorato con archi di metallo. Il guerriero appoggia il suo arco alla spalla sinistra; la faretra, con la spada fissata a lato ed un ulteriore passante per un’altra arma (pugnale?) pende dal dorso. Occhi grandi, arrotondati e discoidali dominano il volto sottile e finemente disegnato.
La statuetta fa parte del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica. I guerrieri di Abini le sono stilisticamente affini (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, nr. 86, 98 e 259), così come un altro arciere (G.Lilliu, op.cit. nr.30) e paiono provenire dallo stesso laboratorio.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione:mancano le ultime parti delle corna dell’elmo, la parte superiore dell’arco ed il piede destro. È presente il condotto di colata a forcella. Patina verde levigata.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 93

Comune:
Prov:
Autore:
Guerriero ornato di corna e arco

Il guerriero in piedi a gambe larghe, solleva la mano in segno di saluto o di preghiera.
Veste una doppia tunica ed un elmo piatto con alte corna. Il collo è protetto da un collare a spirale, le gambe da gambali rinforzati da elementi in metallo, lo stomaco da una piastra metallica rettangolare appesa ad una larga fascia a vu che scende dalle spalle ed infine l’avambraccio sinistro da un largo manicotto decorato con archi di metallo. Il guerriero appoggia il suo arco alla spalla sinistra; la faretra, con la spada fissata a lato ed un ulteriore passante per un’altra arma (pugnale?) pende dal dorso. Occhi grandi, arrotondati e discoidali dominano il volto sottile e finemente disegnato.
La statuetta fa parte del gruppo di guerrieri che per le loro caratteristiche sono riportati ad una fase antica. I guerrieri di Abini le sono stilisticamente affini (G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1966, nr. 86, 98 e 259), così come un altro arciere (G.Lilliu, op.cit. nr.30) e paiono provenire dallo stesso laboratorio.
I valori dell’analisi dei metalli dell’istituto di ricerca Rathgen di Berlino (J.Riederer) corrispondono alla lega tipica dei bronzi sardi.
Stato di conservazione:mancano le ultime parti delle corna dell’elmo, la parte superiore dell’arco ed il piede destro. È presente il condotto di colata a forcella. Patina verde levigata.
Letteratura: SKK (Kunst und Kultur Sardiniens, 1980) Nr. 93

Comune:
Prov:
Autore: