Nuraghe monotorre che riemerge dal lago solo nei periodi di siccità
Prov: Carbonia-Iglesias
Autore: Matteo DIana
Codice Geo: NUR4010
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Nuraghe monotorre che riemerge dal lago solo nei periodi di siccità
Nuraghe monotorre che riemerge dal lago solo nei periodi di siccità
I menhir sono megaliti monolitici eretti solitamente nel corso del neolitico. In Sardegna prendono il nome di “perdas fittas”, cioè pietre infisse nel terreno.
Situato in un contesto naturalistico unico, il Parco archeologico di Montessu comprende una necropoli a domus de janas (grotticelle artificiali) formata da 35 tombe scavate in un anfiteatro naturale, un’allée couverte (corridoio megalitico funerario) e i resti di due nuraghi.
La necropoli costituisce uno dei più grandi e importanti complessi sepolcrali di Età preistorica della Sardegna e del bacino del Mediterraneo occidentale.
L’area funeraria venne utilizzata a partire dal Neolitico recente (IV millennio a.C.) fino al Bronzo antico (II millennio a.C.) e in essa viene perfettamente rappresentato l’accostamento tra il fenomeno dell’ipogeismo e quello del megalitismo.
L’unicità della necropoli, oltre al numero elevato di sepolture, è data dalla presenza di diverse tipologie tombali: tombe “a pozzetto”, con ingresso verticale, tombe a sviluppo longitudinale con camere interne, tombe “a forno”, fino ad arrivare alle monumentali tombe santuario dal forte e suggestivo impatto visivo.
Rivestono particolare rilevanza le decorazioni visibili nelle pareti interne di alcune tombe: si tratta di motivi curvilinei a spirali o corniformi, fasce dipinte in ocra rossa e gialla ed elementi in rilievo e in negativo, rappresentazioni tipiche del neolitico legate alla fertilità, alla rinascita e alla rigenerazione della vita.
Il sito si trova sul fianco di una collina, a poco più di 1 km di distanza dal lago artificiale di Monte Pranu, ed è composto da alcune domus de janas, tombe ipogeiche scavate nella roccia. Al loro interno sono stati rinvenute testimonianze delle culture archeologiche della Sardegna prenuragica, tra cui frammenti fittili collegabili alla cultura del vaso campaniforme.
Il sito si trova sul fianco di una collina, a poco più di 1 km di distanza dal lago artificiale di Monte Pranu, ed è composto da alcune domus de janas, tombe ipogeiche scavate nella roccia. Al loro interno sono stati rinvenute testimonianze delle culture archeologiche della Sardegna prenuragica, tra cui frammenti fittili collegabili alla cultura del vaso campaniforme.
Scavata in un anfiteatro di roccia trachitica sul fianco meridionale del ‘silenzioso’ colle di sa Pranedda, è composta da oltre 40 tombe di varie dimensioni e planimetrie, allineate lungo la parete rocciosa in maniera simmetrica, secondo un disegno che pare preordinato. La necropoli di Montessu è una delle più significative e affascinanti testimonianze prenuragiche dell’Isola, in uso per un millennio e mezzo, dal Neolitico finale (3200-2800 a.C.) al Bronzo antico (1800-1600 a.C.), come attestano i reperti ceramici ritrovati e custoditi nei musei archeologici di Cagliari e Santadi. Il sepolcreto preistorico domina con la sua mole la piana del rio Palmas, che lambisce l’abitato di Villaperuccio, nel basso Sulcis.
La collina di Pani Loriga, nota per gli aspetti archeologici e per il contesto ambientale straordinariamente conservato, è salita all’attenzione pubblica per la recente apertura stabile ai visitatori. Il complesso archeologico, oggetto di indagini da parte dell’Istituto di Studi sul Mediterraneo Antico(ISMA) del CNR, fornisce un fondamentale contributo alla ricostruzione dell’insediamento umano antico nel Sulcis.
Privo di strutture a vista e del vestibolo. è costituito dalla continuità lineare di scala (28-29 gradini) e di vano d’acqua che formano insieme un vuoto rettangolare lungo m 8,12 e largo 1,25-1,10. Anche la sezione “a bottiglia” del pozzo, ellittico in pianta (m 1,82 x 1,25 altezza m 5,12), lo diversifica dagli templi a pozzo della Sardegna. L’opera muraria interna è di tipo poliedrico.
Il pozzo sacro nuragico è una particolare struttura addossata alla vena sorgiva, la struttura della fonte sacra è solitamente composta da un ambiente delimitato da lastre di pietra. Il toponimo si traduce in lingua italiana come “valico dei baffi”, ma il motivo del nome non è noto ed oggetto di varie interpretazioni.
Il pozzo sacro nuragico è una particolare struttura addossata alla vena sorgiva, la struttura della fonte sacra è solitamente composta da un ambiente delimitato da lastre di pietra. Il toponimo si traduce in lingua italiana come “valico dei baffi”, ma il motivo del nome non è noto ed oggetto di varie interpretazioni.
Il complesso, edificato in più fasi, è composto da una torre centrale a pianta ellitica; al suo interno si trova la scala che porta al piano superiore. La torre è racchiusa in un cortile protetto da un antemurale provvisto di altre cinque torri. Attività metallurgiche sono suggerite da scarti di fusione di bronzo.