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DONNA OFFERENTE o CERIMONIANTE

66) DONNA OFFERENTE o CERIMONIANTE
Nome: Donna offerente o cerimoniante
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 12,5 cm
Aspetto e vestiario: la lunga veste che ricopre l’intera figura fa pensare che si tratti di una figura femminile, probabilmente una sacerdotessa o una matrona aristocratica. Il personaggio è in piedi: con la mano destra sollevata all’altezza del mento porge il saluto devozionale, con la mano sinistra tiene alzata, quasi in equilibrio precario, una ciotola emisferica. I piedi sono nudi, quasi uniti; le mani sono piccole. Indossa sul capo un tutulo conico che in origine aveva la falda accentuata, ora mancante per rottura (ne resta traccia sul lato posteriore).
Il dettaglio che colpisce maggiormente è la “gorgiera di cuoio o di stoffa che imprigiona il collo fino al mento” allargandosi nell’estremità inferiore in una pettorina semicircolare.
Il vestito indossato é composto da una tunica stretta lunga fino alle caviglie e da un abito attillato sovrapposto. Sulle spalle è indossato un mantello lungo fino all’orlo inferiore della veste che copre anche le braccia lasciando liberi gli avambracci; esso è decorato nella parte superiore da un’applicazione semicircolare che circonda il collo segnata da larghe incisioni verticali e parallele, al di sotto c’é una fascia decorativa orizzontale con motivo a spighetta.
Il volto é spigoloso, con gli zigomi marcati; sulla nuca i capelli sono evidenziati con motivi a spina di pesce; gli occhi sono a grosso bulbo, il taglio della bocca è tenue, le orecchie appena accennate. Sopracciglia e naso sono molto scolpiti.
Luogo di ritrovamento: Lanusei (NU), località Funtana Padenti de Baccai, oggi nota come Seleni.
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: la statuina é stata ritrovata in un rudere di nuraghe(?) vicino a un pozzo sacro, insieme a altri bronzetti, a oggetti ornamentali di bronzo e monete di età punica (quindi più tardive).
Curiositá: due sono i dettagli curiosi in questo bronzetto.
1) la ciotola è sollevata in modo obliquo, come se si volesse far colare il liquido contenuto (Lilliu propende per un liquido perchè nella ciotola non è rappresentato nessun elemento solido). Ciò fa dunque pensare a una libagione in onore della divinità.
In molti popoli ancora oggi è usanza versare del liquido come offerta: i popoli nomadi della Mongolia ad esempio versano del latte a terra con una ciotola prima di un viaggio come rito propiziatorio di buona fortuna o come gesto di accoglienza in caso di arrivo di uno straniero.
2) l’indumento rigido che fascia il collo e sembra quasi soffocare la figura mostra una chiusura alla nuca ottenuta con piccoli lacci segnati da breve tacche e sul davanti intorno al collo e sullo sterno é decorato da una serie di rigature orizzontali sovrapposte concentricamente.
Anche se con significato del tutto differente, ricorda un po’ i collari indossati ancora oggi da alcune donne appartenenti a etnie tribali della Thailandia (le “donne giraffa”).
Fotografia del bronzetto di R.S. Roberto dal gruppo “Viaggio nelle antichità della Sardegna”.

Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: LANUSEI
Prov:
Autore:
Guerriero Orante

67) GUERRIERO ORANTE CON SCUDO SULLE SPALLE SOSPESO A STOCCO
Nome: guerriero orante con scudo sulle spalle sospeso a stocco
Professione: guerriero
Dimensioni: altezza residua 18 cm
Aspetto e vestiario: il guerriero stringe con la mano sinistra uno stocco appoggiato sulla spalla che regge sul dorso uno scudo. Il braccio destro è piegato al gomito e alzato per porgere il saluto devozionale.
Indossa un elmo a cresta con lunghe corna protese in avanti e in alto curvate. Le punte delle corna sono appiattite e unite. Il guerriero veste una tunica semplice aderente e liscia che copre le anche e lascia scoperte le gambe.
Sul petto spicca, portato a tracolla, il noto pugnale ad essa gammata.
Sulle spalle porta lo scudo rotondo con umbone centrale, decorato con disegno ornamentale a quattro riquadri.
Il viso ha i lineamenti delicati, a parte il naso acuto e sporgente. Gli occhi a globuletto sono piccoli e contornati da un tenue rilievo circolare, la bocca è minuta, appena accennata sul mento dritto e squadrato. Le orecchie sono molto grosse e ritratte indietro sulla nuca.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: la figura ha i piedi divaricati ciascuno saldato sulla forcella del perno cilindrico che veniva immerso nel piombo e saldato poi sulla tavola delle offerte
Curiositá: Lilliu nota che il corpo e in particolare la posizione delle braccia è reso con accuratezza, compostezza e ordine. Sono evidenziati, sulle gambe, persino i polpacci. Tuttavia rileva anche le misure esagerate dei piedi, con la forma a tavoletta e lunghe dita, che risultano di poco più corti delle gambe.
Fotografia di B. Auguadro
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
SUONATORE DI FLAUTO ITIFALLICO DI ITTIRI

68) SUONATORE DI FLAUTO ITIFALLICO DI ITTIRI
Nome: aulete o suonatore di flauto nudo e itifallico, seduto
Professione: suonatore
Dimensioni: altezza 8 cm
Aspetto e vestiario: La statuetta – presumibilmente un ex-voto esposto in un tempio – rappresenta un personaggio maschile, un Aulete o un suonatore di flauto, raffigurato nudo ed in posizione assisa. Di stile Barbaricino-mediterraneizzante, essa presenta gambe appena delineate da una solcatura mediana, nelle quali s’innesta, con linea flessuosa ed armonica, il tronco e, in questo, la testa, senza soluzione di continuità.
La testa, a calotta sferica, è coperta da una berretta della medesima forma, ben distinta dal cranio. Sul volto, caratterizzato da occhiaie enormi, profonde e vuote, spicca la bocca larga, tesa nel soffiare in un flauto a tre canne, simile alle launeddas, strumento oggi presente nella Sardegna centro-meridionale ed usato nelle cerimonie religiose e civili soprattutto per accompagnare le danze folkloristiche.
Molto evidenziati appaiono alcuni particolari anatomici come le mammelle e, con cura dei dettagli, il membro virile. Quest’ultimo, di fatto, per il suo marcato risalto si presenta come elemento centrale e concettualmente significativo della composizione figurativa. Esso, infatti, suggerisce connessioni con la religione nuragica, modellata sulla natura feconda.
Esprime pertanto un erotismo di carattere sacro, sollecitato dal suono stesso del flauto e dal ritmo delle danze che si svolgevano intorno, per ottenere il favore degli dei largitori di messi, di bestiame e prole in abbondanza.
Luogo di ritrovamento: Ittiri (SS). S. Cau ci segnala che venne rinvenuto nei pressi della necropoli di “sa figu”, vicino alla chiesa di San Maurizio.
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: il supporto sul quale il bronzetto era seduto probabilmente era realizzato in legno o altro materiale deperibile dove la figurina veniva appoggiata temporaneamente, prima di finire con le altre – dice Lilliu – forse gettata via o probabilmente riutilizzata per successive fusioni.
Curiositá: il flauto a tre canne ricorda le launeddas, strumento ancora oggi utilizzato in Sardegna. Questo strumento è suonato utilizzando la tecnica della respirazione circolare, che permette di non avere pause nel l’immissione del fiato all’interno dello strumento; questo fa sì che il suono prodotto non abbia interruzioni.
La stessa tecnica della respirazione circolare é utilizzata ancora oggi dagli aborigeni australiani per suonare il didjiridoo (strumento musicale ricavato da ramo di eucalipto e riservato solo agli uomini).
Altra curiosità (fonte F. Cannas): In epoca fascista il bronzetto fu censurato come in fotografia.
Fotografie del bronzetto di F. Cannas dal gruppo “Archeologia della Sardegna”.
Descrizione tratta dal sito dell’associazione musicaleIIttiri Cannedu” e da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: ITTIRI
Prov:
Autore:
SUONATORE DI FLAUTO ITIFALLICO DI ITTIRI

68) SUONATORE DI FLAUTO ITIFALLICO DI ITTIRI
Nome: aulete o suonatore di flauto nudo e itifallico, seduto
Professione: suonatore
Dimensioni: altezza 8 cm
Aspetto e vestiario: La statuetta – presumibilmente un ex-voto esposto in un tempio – rappresenta un personaggio maschile, un Aulete o un suonatore di flauto, raffigurato nudo ed in posizione assisa. Di stile Barbaricino-mediterraneizzante, essa presenta gambe appena delineate da una solcatura mediana, nelle quali s’innesta, con linea flessuosa ed armonica, il tronco e, in questo, la testa, senza soluzione di continuità.
La testa, a calotta sferica, è coperta da una berretta della medesima forma, ben distinta dal cranio. Sul volto, caratterizzato da occhiaie enormi, profonde e vuote, spicca la bocca larga, tesa nel soffiare in un flauto a tre canne, simile alle launeddas, strumento oggi presente nella Sardegna centro-meridionale ed usato nelle cerimonie religiose e civili soprattutto per accompagnare le danze folkloristiche.
Molto evidenziati appaiono alcuni particolari anatomici come le mammelle e, con cura dei dettagli, il membro virile. Quest’ultimo, di fatto, per il suo marcato risalto si presenta come elemento centrale e concettualmente significativo della composizione figurativa. Esso, infatti, suggerisce connessioni con la religione nuragica, modellata sulla natura feconda.
Esprime pertanto un erotismo di carattere sacro, sollecitato dal suono stesso del flauto e dal ritmo delle danze che si svolgevano intorno, per ottenere il favore degli dei largitori di messi, di bestiame e prole in abbondanza.
Luogo di ritrovamento: Ittiri (SS). S. Cau ci segnala che venne rinvenuto nei pressi della necropoli di “sa figu”, vicino alla chiesa di San Maurizio.
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: il supporto sul quale il bronzetto era seduto probabilmente era realizzato in legno o altro materiale deperibile dove la figurina veniva appoggiata temporaneamente, prima di finire con le altre – dice Lilliu – forse gettata via o probabilmente riutilizzata per successive fusioni.
Curiositá: il flauto a tre canne ricorda le launeddas, strumento ancora oggi utilizzato in Sardegna. Questo strumento è suonato utilizzando la tecnica della respirazione circolare, che permette di non avere pause nel l’immissione del fiato all’interno dello strumento; questo fa sì che il suono prodotto non abbia interruzioni.
La stessa tecnica della respirazione circolare é utilizzata ancora oggi dagli aborigeni australiani per suonare il didjiridoo (strumento musicale ricavato da ramo di eucalipto e riservato solo agli uomini).
Altra curiosità (fonte F. Cannas): In epoca fascista il bronzetto fu censurato come in fotografia.
Fotografie del bronzetto di F. Cannas dal gruppo “Archeologia della Sardegna”.
Descrizione tratta dal sito dell’associazione musicaleIIttiri Cannedu” e da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: ITTIRI
Prov:
Autore:
DONNA OFFERENTE

69) DONNA OFFERENTE
Nome: donna offerente
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 11,7 cm
Aspetto e vestiario: la figura femminile é rappresentata frontalmente, dritta su perno bronzeo a fusto cilindrico. Con la mano destra, alzata in avanti col palmo rivolto verso il basso, porge il saluto devozionale; con la mano sinistra regge una ciotola troncoconica ornata all’interno con striature a raggiera.
Indossa una lunga veste e una sottoveste, strette lungo i fianchi e allargate all’orlo inferiore. Le braccia sono coperte solo dal manto accollato cadente dalle spalle ai piedi. Sul retro, il manto è decorato nella parte superiore con tre fasce orizzontali limitate da linee incise e riempite da trattini verticali e paralleli tra di loro; il mantello è ornato anche nel risvolto sulle braccia, continuando le bande tratteggiate del dorso.
La testa è avvolta, nella metà posteriore, da un velo che scende sulla nuca e si nasconde sotto il manto. Nel viso è molto marcato il naso che sporge a punta; gli occhi risaltano e sono globetto. La bocca, segnata da una breve incisione, accenna al pronunciamento del labbro inferiore sopra il mento sfuggente. Le orecchie sono disegnate con un tenue rilievo sotto il velo.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: per Lilliu questo bronzetto è meno curato rispetto ad altri più distinti e preziosi, forse un prodotto di copia di pezzi migliori, più ricercati e costosi. I piedi, uniti sui talloni e aperti sulle punte malformate, hanno dita abbozzate soltanto nel piede destro mentre il sinistro non è che una placchetta informe.
Curiositá: i segni riscontrati sul manto di questo e di altri bronzetti sono davvero solo elementi decorativi o potevano avere un significato differente? Attendiamo il parere degli esperti ?
Nel frattempo segnaliamo, a puro titolo informativo, che – secondo alcuni appassionati di alfabeto Ogham (da Wikipedia: trattasi di scrittura che non utilizzava lettere ma incisioni e linee ed era in uso soprattutto per trascrivere antiche lingue celtiche) – questi segni potrebbero essere una vera e propria scritta.
Fotografia del bronzetto di B. Auguadro
Descrizione e immagini del bronzetto tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore: Beatrice Auguadro
ARCIERE SU SCHEMA BICERVIDE INFISSO SU STOCCO45402977659832789_n

70) ARCIERE SU SCHEMA BICERVIDE INFISSO SU STOCCO
Nome: arciere su schema bicervide infisso su stocco
Dimensioni: altezza totale 113 cm – altezza arciere 14 cm
Aspetto e vestiario: lo schema è infisso sulla punta di uno stocco dalla lunga lama sottile ma elastica e resistente; esso è costituito da una statuina di arciere in piedi su una lastra laminare a duplice protome di cervo. I piedi della statuina sono saldati alla lastra, le gambe sono distanziate in posizione di riposo. La mano destra è alzata nell’atto di devozione e la mano sinistra impugna l’arco appoggiandolo per maggiore comodità alla spalla. Sul capo indossa l’elmo “con le lunghe corna erette, con cresta frontale (un abbozzo di visiera?) e un anello nella parte superiore (ritenuto un appiccagnolo)” dice Lilliu. L’arciere indossa un triplice indumento: due tuniche e un corpetto. La tunica superiore e il corpetto proseguono sul collo in due stretti avvolgimenti di protezione; sempre intorno al collo gira inoltre una sorta digiustacuore” dal quale pende, sul davanti, la solita piastra protettiva che difendeva lo stomaco dai colpi del nemico. Sul dorso, il consueto gruppo vasetto-faretra-spada (si vedano le precedenti descrizioni di arciere già pubblicate in questa pagina Nurnet “Bronzetti nuragici” ?).
La difesa del guerriero è completata con gambiere che coprono gli stinchi modellati a spigolo: le gambiere mostrano la placca ovale che protegge le tibie e al polpaccio si notano le strette stringhe di pelle, concentriche e sovrapposte, rese con rigature e rilievi alternati.
Sulla testa si notano i capellischematizzati – che emergono con frangetta frontale sotto l’elmo e sulla nuca. Il viso è allargato alle tempie e ristretto al mento; il taglio degli occhi, perfettamente rotondo, è contornato dal rilievo delle palpebre. Naso e sopracciglia tratteggiate sono rese con il solito stilismo a T, la bocca è piccola e il mento sfumato nel collo fortemente scolpito.
La protome cervina è formata da due mezzi corpi di cervi con ampio palco di corna che mostrano ciascuno due zampe, modellate a bastoncelli sottili. I colli dei cervi sono lunghissimi e stirati, avvolti da anellini concentrici che sembrano rappresentare una vera legatura.
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), località Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Teti
Segni particolari: nel libro di Lilliu del 1966 il bronzetto é raffigurato con corno sinistro rotto, corda dell’arco e mano destra mancanti; corna della protome cervina di destra e zampa della protome sinistra rotte.
Tuttavia il bronzetto appare oggi con entrambe le corna dell’elmo mancanti… è quindi avvenuto negli anni un ulteriore danneggiamento?
Curiositá: la spada originaria é stata sostituita, durante un restauro negli anni ’60, con altra spada che mostra il tallone immerso nel bolo di piombo che la fissava alla pietra di offerta. Anche la spada originaria sicuramente aveva la piombatura al tallone perchè fra i 73 stocchi ritrovati nel ripostiglio di Abini, 22 conservavano la saldatura plumbea che li fissava – con la punta all’insù – alle tavole d’offerta (pietre che furono rinvenute sul posto, nell’area di un tempio delle acque).
Il significato di questo oggetto non è ancora chiaro, queste sono le possibili ipotesi riportate da Lilliu:
immagine di una divinità della guerra
guerriero che volle effigiare se stesso e due cervi sacrificati in onore della divinità
rappresentazione dimagia di caccia” (il doppio sostitutivo dei cervi che si intendevano catturare e poi sacrificare, forse come ringraziamento per una vittoria in guerra)
Fotografia del bronzetto di M. Pasqua Meloni dal gruppo “Testimonianze e creatività sulla Sardegna antica
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: TETI
Prov:
Autore:
PUGNALETTO COL MANICO ORNATO E LAMA OVALE

71) PUGNALETTO COL MANICO ORNATO E LAMA OVALE
Nome: pugnaletto col manico ornato e lama ovale
categoria: arma
Dimensioni: lunghezza 19,5 cm.
Aspetto: La lama ha forma ovale. Il profilo del manico presenta due strozzature divise da un ingrossamento mediano; all’interno é traforato con tre riquadri vuoti, oblunghi e dal margine irregolare. La testa del manico ha la forma di un segmento di cerchio (a manubrio) ed è sormontato da un’appendice ad anellino che, per Lilliu, funge da appiccagnolo.
Tutta la superficie del contorno dell’elsa e le due barrette trasversali sono ornate da un tratteggio obliquo; nella parte dove l’elsa si salda con la lama ci sono due alette brevi e ricurve, decorate con motivo a spina di pesce eseguito con fini incisioni in continuità col resto del disegno.
Luogo di ritrovamento: Teti (NU), localitá Abini
Residenza attuale: Museo Archeologico di Teti
Segni particolari: la piccola arma ha il pregio di essere conservata integra in tutte le sue parti, anche nella lama ovale.
Curiositá: Lilliu indica che sui fianchi e nel mezzo dell’elsa si osservano listellini sottili in rilievo che limitano 11 zone orizzontali e parallele riempite da linee incise oblique alternativamente verso destra e verso sinistra, le quali, componendosi, generano nuovamente un motivo a spina di pesce.
Tale motivo a spina di pesce si ritrova anche in altri manufatti di epoca nuragica ( pugnali, navicelle, etc.)… avrá avuto un significato particolare, simbolico oltre che decorativo? Attendiamo il parere degli esperti ?
Fotografia del bronzetto di M. Pasqua Meloni dal gruppo “Testimonianze e creatività sulla Sardegna antica
Fotografia di navicella presa dal web (segnalata da G. Exana)
Descrizione e immagine tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: TETI
Prov:
Autore:
ORANTE IN ATTO DI INCEDERE CON FOCACCIA (O CIOTOLA)

72) ORANTE IN ATTO DI INCEDERE CON FOCACCIA (O CIOTOLA)
Nome: orante in atto di incedere per fare l’offerta di una focaccia (o di una ciotola)
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 10,4 cm
Aspetto e vestiario: il bronzetto rappresenta un offerente che – camminando – porge con la mano destra il saluto devozionale e con la mano sinistra regge una focaccia o forse una ciotola votiva.
L’uomo indossa un gonnellino liscio e molto corto; il resto del corpo è nudo. Il busto, che si stringe alla vita, è proporzionato con le gambe e ciò costituisce un’eccezione perchè di solito le gambe sono più corte rispetto al lungo tronco. L’insieme appare sciolto e spedito nella forma e nel profilo, soprattutto apprezzabile la raffigurazione del movimento delle braccia e delle gambe.
Sul capo più che una berretta a calotta sembra indossaredice Lilliu – una specie di parrucca con corta frangia sulla fronte che vorrebbe stilizzare la massa dei capelli. La corrosione non impedisce di vedere, nel profilo molto aguzzo del mento, la rappresentazione schematica di una corta barba a punta. Gli occhi sono a piccolo incavo, il naso piccolo e abbozzato, le orecchie non si scorgono perché forse nascoste sotto la calotta di capelli.
Il bronzetto è raffigurato in movimento: il piede sinistro è portato avanti rispetto a quello destro e le gambe, appoggiate a terra, sono leggermente flesse al ginocchio, come per indicare l’attimo tra l’incedere e il fermarsi.
Luogo di ritrovamento: Olmedo (SS), località Camposanto, rinvenuto nel deposito di un pozzo sacro insieme ad altri bronzetti
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: ciò che fa di questo bronzetto un UNICUM nella produzione protosarda sono i seguenti dettagli:
– lo schema delle gambe. Il personaggio infatti non è fermo, come negli altri bronzetti di offerenti, ma è rappresentato nell’atto di camminare avvicinandosi alla divinità per porgere l’offerta e la propria preghiera.
– la presenza di barba a pizzetto, dettaglio raro e eccezionale nelle statuine nuragiche che suggerisce accostamenti con bronzetti siriaci
– la calotta di capelli, che potrebbe essere la schematica imitazione di una pettinatura a parrucca presente, ad esempio, in bronzetti dell’Asia Minore e di Cipro.
Curiosità: per Lilliu due sono le ipotesi interpretative di questo bronzetto, che ha una postura rara e inedita e presenta una non comune scioltezza e sicurezza nel modellato:
1) il bronzetto di Olmedo imita un modello iconografico di cultura esterna (fenicia), imitazione favorita dagli scambi con questa civiltà. Lo schema del bronzetto infatti sembra derivare da una tradizione orientale visibile in molti bronzetti fenici quali la statuina a polos a Berlino o nel Baal benedicente del nuraghe Fluminilongu nella Nurra- Sardegna
2) forse non del tutto convinto dalla prima ipotesi….Lilliu suggerisce una seconda strada: il bronzetto di Olmedo potrebbe rappresentare uno straniero (un fenicio?) che si è fatto effigiare dal ramaio nuragico secondo uno schema iconografico della propria cultura religiosa ed estetica
Fotografia di B. Auguadro
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: OLMEDO
Prov:
Autore:
ARCIERE SAETTANTE IN PIEDI SUL DORSO DEL CAVALLO

73) ARCIERE SAETTANTE IN PIEDI SUL DORSO DEL CAVALLO
Nome: arciere saettante in piedi sul dorso del cavallo
Professione: guerriero cavallerizzo
Dimensioni: altezza 7,2 cm – lunghezza 5,6 cm
Aspetto e vestiario: su un piccolo e rozzo schema di cavallo sorge, dritta nel mezzo del dorso dell’animale, una figura maschile in atto di scoccare la freccia dell’arco impugnato con entrambe le mani.
L’animale è certamente un cavallo per l’aspetto generale e per alcuni segni particolari: la coda grossa e pendente dietro le zampe, la testa con il muso arcuato; il corpo a struttura cilindrica è allungato con zampe ben poggiate a terra. Il cavallo ha la bocca semiaperta perchè vi sta il freno attaccato alle briglie che, curiosamente, anzichè essere tenute in mano dal cavaliere per reggere e guidare il cavallo, sono invece legate al corpo dell’uomo passandogli alle spalle da sotto il collo. Questo era l’unico modo per tenere in equilibrio l’arciere in piedi sul cavallo, dato che il guerriero ha entrambe le mani impegnate con l’arco. Indossa un gonnellino che copre i fianchi lasciando nudo il,resto del corpo; il corpo è modellato in modo rozzo, sommario, le gambe sono fuse col dorso dell’animale e distinte da una solcatura.La testa è un piccolo blocco stretto e allungato, le orecchie a sventola, gli occhi “a pastiglia” e il naso a pilastrino. Sul capo indossa un elmo a calotta semplice.
Luogo di ritrovamento: Sulcis (CA), località Salìu
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: è un UNICUM non soltanto tra i bronzetti sardi ma anche in tutta la piccola plastica in bronzo mediterranea. Raffigura un arciere a cavallo che colpisce un bersaglio in corsa, in piedi sul destriero in posizione acrobatica. Rotto l’arco e la redine di sinistra.
Curiosità: il personaggio é rappresentato in posizione acrobatica, sicuramente inconsueta come pratica di equitazione. Per Lilliu il bronzetto rappresenta un cavallerizzo equilibrista che si esibisce al tiro al bersaglio con l’arco, in una festa stagionale in uno dei tanti santuari nuragici. A ricordo della festa, e forse della vittoria di un torneo, il personaggio potrebbe aver lasciato nel santuario la sua immagine votiva.
Quindi un cavaliere sardo su cavallo sardo? Un precursore degli abili cavalieri che ancora oggi si esibiscono in Sardegna (pariglie)? ?
Questa ipotesi però lascia dei dubbi in altri studiosi che ritengono che il cavallo fosse un animale sconosciuto ai Protosardi e nella Sardegna prima della venuta dei Cartaginesi.
Lilliu comunque conclude la sua lunga descrizione dicendo che “possiamo credere che in Sardegna la proprietà del cavallo ed il costume del cavalcarlo fossero piuttosto rari e limitati a pochi notabili che esercitavano il potere ….. Il cavallo veniva adoperato in speciali circostanze o per particolari spettacoli in cui l’attrazione era determinata non soltanto dall’abilità prestigiosa e temeraria del cavaliere ma anche dalla preziosa rarità esotica dell’animale”.
Infine un’ultima curiosità: nell’antichità il mito del centauro, metà uomo e metà cavallo, potrebbe aver avuto origine dalla leggendaria abilità di guerrieri a cavallo di popoli allora sconosciuti.
Sappiamo che i primi ad utilizzare l’arco mentre andavano a cavallo furono probabilmente gli Sciti; e che Assiri, Traci, Sarmati e Parti erano molto temuti dai Romani per l’abilità dei loro arcieri di andare al galoppo e contemporaneamente tirare con l’arco frecce all’indietro contro il nemico con estrema precisione e destrezza.
Immagini dei centauri tratte dal web
Descrizione e immagini tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
NAVICELLA CON PROTOME BOVINA

74) NAVICELLA CON PROTOME BOVINA
Nome: navicella con protome bovina
Dimensioni: lunghezza 20,5 cm – altezza 7 cm – larghezza 7,5 cm
Aspetto: lo scafo, piatto e orlato, ha il listello a ponte rotto.
Lungo i fianchi sono visibili i due fori assiali, praticati in un secondo momento dopo la rottura del listello, per infilarvi un cordoncino di sospensione che sostituiva il manico di bronzo. Dalla placca orizzontale di prua, emerge dritta e verticale la protome bovina, con testa solida e ortogonale al collo corto e rigido. La testa é molto curata nei dettagli: sotto le corna risaltano le grandi orecchie a sventola con largo foro auricolare; gli occhi sono obliqui con palpebre tratteggiate così come l’orlo interno delle orecchie; il muso presenta l’incisione marcata della bocca con i forellini ciechi delle narici.
Sulla fronte della protome appaiono fini e fitte striature longitudinali e intorno al muso si notano rigature meno strette che stilizzano le grinze della pelle e il pelo dell’animale.
Luogo di ritrovamento: Àrdara (SS), localitá Scala de Bòes
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: si notano, là dove c’era il manico oggi mancante, le fratture basali limate: l’oggetto fu dunque ancora usato dopo il servizio originario. Lilliu ipotizza un uso domestico.
Le corna dell’animale sono spezzate poco sopra la radice.
Curiositá: la navicella fu ritrovata presso il nuraghe di Scala de Bòes, insieme a un bracciale bronzeo.
Lo Spano, nella sua pubblicazione del 1874 “Scoperte Archeologiche”, mise in relazione questa navicella con (uno dei) Popoli del Mare, gli Shardana, notando una forte somiglianza con le imbarcazioni rappresentate nei bassorilievi egizi del sec. XIV a.C.
Tuttavia, fa notare Lilliu, questa navicella è databile molti secoli dopo rispetto ai bassorilievi, intorno al VIII-VII sec. a.C.
In ogni caso la somiglianza con le navi Shardana e con la navicella proto etrusca, rappresentata su un vaso fittile, dove si osserva una protome bovina di ispirazione nuragica, é davvero notevole. Potrebbe esserci attraverso i secoli un collegamento tra la marineria shardana, nuragica ed etrusca? ?
Fotografia della navicella di B. Auguadro
Immagine tratta dal pannello illustrativo del Museo Sanna di Sassari
Immagine di navicella proto etrusca (descrizione e segnalazione di Shar Dana)
Immagine comparativa tra navicella proto etrusca e navicella nuragica di G. Exana
Descrizioni del bronzetto tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: ARDARA
Prov:
Autore:
MILITE CORNUTO

76) MILITE CORNUTO
Nome: miles cornutus
Professione: guerriero
Dimensioni: altezza 24 cm
Aspetto e vestiario: il guerriero è rappresentato frontalmente, con i piedi distanziati e saldati a una basetta lunga con quattro fori (uno per angolo) che servivano per fissarla con dei chiodi al supporto, forse ligneo e non di pietra.
Nella mano destra è impugnato uno stocco lungo con lama bicostolonata e con elsa a pomo ricurvo.
Lo stocco non è appoggiato alla spalla, come visto invece in altri bronzetti, ma è tenuto dritto e distante dal corpo. La mano sinistra regge, per la maniglia, lo scudo di dimensione non grandi da cui spuntano l’elsa e la punta dei tre spadini custoditi all’interno.
L’elmo costituisce la peculiarità di questo bronzetto: è in assoluto quello con le corna più lunghe fra tutti gli elmicornutidei bronzetti nuragici. Si distinguono soprattutto per lo slancio verticale e per la simmetria garbata con cui, stringendosi in alto, si incurvano all’indietro con una curvatura flessuosa.
Il guerriero indossa tre tuniche attillate di lunghezza diversa; si aggiunge nella parte alta una corta corazza, striata longitudinalmente sul davanti e liscia sul retro, provvista tutto in giro, verso metà, di una cintura a cerniera dalla quale, sulle spalle, pendono due bande frangiate, forse una sciarpa.
Agli stinchi indossa gambiere di protezione, i piedi sono nudi e le dita segnate da sottili incisioni.
La testa è piccola e proporzionata, i tratti del volto sono gentili. Si notano i lievi e simmetrici archetti delle sopracciglia, il nasino discreto, i rilievi oblunghi e cerchiati degli occhi,la bocca delicata.
I capelli cadono sulla nuca e sono segnati in modo preciso con il solito stilismo del rametto schematico: forse si raccolgono in massa sotto l’elmo scendendo, da ciascuna gota, in una fine trecciolina.
Luogo di ritrovamento: Senorbì (CA), località Santu Teru o Bintergibas.
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: bronzetto integro,elegante e proporzionato.
Curiosità: Le caratteristiche del bronzetto fanno pensare che sia opera di un artigiano esperto che lo ha modellato con eleganza e finezza:
– lo stocco, per reggersi meglio, è stato saldato alla base del corno destro dell’elmo.
– l’umbone centrale dello scudo è spostato verso sinistra per metterlo in asse con la mezzeria del corpo del guerriero: una correzione dettata dal gusto geometrico
Ia descrizione accurata e le decorazioni delle armi e della veste
– la naturalezza della posa del corpo
– l’elmo cornuto e in particolare la linea flessuosa delle corna curvate all’indietro
Altra curiosità: la sciarpa che pende sul dorso del guerriero era solo un indumento ornamentale o poteva avere una funzione pratica in battaglia?
Viene infatti in mente l’usanza degli antichi guerrieri mongoli di indossare, sotto la corazza, una sciarpa in seta perché – qualora fossero stati colpiti da una freccia del nemico – la seta non si sarebbe squarciata e avrebbe permesso di togliere l’indumento insieme alla punta della freccia.
Immagini tratte dal web
Descrizione e immagine tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: SENORBI'
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