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Insediamento nuragico di Tiscali

Si tratta di un villaggio nuragico sul monte Tiscali dentro una dolina, distrutto dai romani e dai tombaroli, si notano le basi delle capanne, di una sola resiste una parte della muratura; molto difficoltoso da arrivarci 45 minuti di marcia, in quanto bisogna salire su una mulattiera con molta pendenza e pietrame e passare atraverso una spaccatura della roccia se si passa da Oliena, in compenso godrete di un panorama sulle montagne calcaree del Supramonte

Insediamento nuragico di Tiscali

Si tratta di un villaggio nuragico sul monte Tiscali dentro una dolina, distrutto dai romani e dai tombaroli, si notano le basi delle capanne, di una sola resiste una parte della muratura; molto difficoltoso da arrivarci 45 minuti di marcia, in quanto bisogna salire su una mulattiera con molta pendenza e pietrame e passare atraverso una spaccatura della roccia se si passa da Oliena, in compenso godrete di un panorama sulle montagne calcaree del Supramonte

DONNA OFFERENTE DI BONORVA

41) DONNA OFFERENTE DI BONORVA

Nome: donna offerente
Professione: sconosciuta
Altezza: 12,3 cm
Vestiario e aspetto: il bronzetto sorge ritto e frontale dal perno di infissione ancora visibile tra i piedi lunghi e sottili. Le due braccia sono protese aperte all’altezza della vita, le mani sono mancanti ma probabilmente reggevano entrambe un ex-voto. Il capo rotondo è coperto da un velo nella parte posteriore mentre la fronte è libera. È presente la solita schematizzazione a T di arcata sopraccigliare e naso, gli occhi sono a globetto, la bocca incisa. La donna indossa tre indumenti: una tunica leggera con una balza frangiata (segnata da rigature verticali e parallele), sopra una veste pesante di lana, infine un manto con collo alto sulle spalle, ripiegato sul davanti in modo da coprire le braccia e lasciare scoperto il corpo in modo da intravedere i globetti del seno.
Luogo di ritrovamento: Bonorva (SS), loc. Càntaru Addes (errato Badde Sole)
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: espressione accigliata e assorta. Entrambe le mani sono mancanti.
Curiositá: il manto presenta posteriormente decorazioni ornamentali nella metà superiore: quattro zone orizzontali campite da incisioni e riempite da tratteggio verticale spazieggiato. Un gusto decorativo di contenuto lineare che – per Lilliu – non è privo di significato culturale e cronologico (motivi ornamentali a zig-zag e spina di pesce alternati sono presenti ad esempio anche nella parte inferiore della tunica del bronzetto geometrico da Olimpia)

fotografie di R.S. Roberto – gruppo fb Viaggio nelle Antichitá della Sardegna

Per approfondimenti: G. Lilliu “Sculture della Sardegna Nuragica” – ed. ILISSO

Comune: BONORVA
Prov:
Autore: RS Roberto
PELLEGRINO OFFERENTE

54) PELLEGRINO OFFERENTE
Nome: pellegrino offerente
Dimensioni: altezza residua 5,6 cm.
Aspetto e vestiario: la statuina probabilmente aveva in origine la mano destra alzata per il saluto devozionale e nella mano sinistra teneva un bastone appoggiato obliquamente all’omero che serviva per tenere sospesa, con una cordicella, una borsa con oggetti.
Ripiegato sulla spalla sinistra, e utilizzato come cuscinetto per attutire il peso del bagaglio, si nota un manto utilizzabile – secondo Lilliu – dal pellegrino durante il viaggio e il soggiorno nel santuario dove si sarebbe fermato per parecchi giorni.
Sulla spalla destra, portata a tracolla, è visibile una fascia di cuoio che regge forse il solito pugnaletto ad elsa gammata nascosto dal mantello.
Il bagaglio portato sul dorso consiste in una borsa quadrangolare, raffigurata con un tenue rilievo come se fosse vuota, e tre piccoli recipienti di corpo globulare raffigurati vicini e di dimensioni leggermente diverse.
La testa è a capocchia e sulla sommità emerge una sorta di papalina, probabilmente la crocchia di capelli raccolti. Sono visibili, sulla nuca e sulla fronte, i segni di striature a spina di pesce della capigliatura; due esili trecce scendono sul collo tra le orecchie e il viso.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, localitá sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Sassari
Segni particolari: rotte le braccia e il corpo fino alla vita. Del bastone resta solo un frammento appoggiato sulla spalla sinistra.
Curiositá: interessanti i tre recipienti portati sul dorso. Probabilmente trattasi di zucche ritagliate ed adattate a fiaschette che potevano contenere acqua e altri liquidi d’offerta; una volta fatta la libagione servivano per conservare i liquidi da bere durante la sagra festiva e nel viaggio di ritorno ( Lilliu non esclude che i liquidi offerti potessero essere di tre tipi differenti, secondo il rito).
La forma della borsa ricorda quella presente in un bronzetto sardo di offerente conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi; in questo caso l’offerente trasporta nella borsa schiacciata due animaletti con teste a becco di non facile identificazione destinati all’offerta.
Fotografie di B. Auguadro
Immagine e descrizioni tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore:
CANE IN AGGUATO

55) CANE IN AGGUATO
Nome: cane in agguato
categoria: animale
Dimensioni: altezza 4,5 cm.
Aspetto: l’animale, probabilmente un cane pastore o da caccia, è rappresentato di profilo, con il muso a taglio dritto, la posa tesa e vibrante, le orecchie irte e aguzze, il corpo inclinato all’indietro come se si fermasse improvvisamente “davanti a una cosa vista o percepita, in presenza, con l’udito o con l’olfatto”. Sembra infatti “un cane in punta” dice Lilliu, con la testa protesa in avanti; il corpo stirato è leggermente concavo sul dorso, la coda arricciata in alto. Oppure potrebbe rappresentare un cane pronto all’attacco di un altro animale (un cane o una preda, ad esempio una volpe).
Luogo di ritrovamento: Serri (NU), localitá Santa Vittoria, presso capanna detta del sacerdote
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: corpo integro. Sul collo é visibile il collare molto grosso e spesso, forse di cuoio rinforzato, del tipo che serviva per difesa dai morsi mortali nella lotta.
Curiositá: il bronzetto affonda ancora le zampe anteriori nella massa di piombo che originariamente serviva per fissarlo alla pietra di dedicazione. Molte di queste pietre votive sono state ritrovate, e ancora oggi sono visibili, in vari siti archeologici. I bronzetti, di solito più d’uno, venivano inseriti nelle coppelle ricavate sulla pietra-tavola e ivi fissati mediante colata plumbea.
Fotografia del bronzetto di RS Roberto dal gruppo fb “Viaggio nelle antichità della Sardegna”.
Fotografie delle pietre (su cui venivano fissati i bronzetti) ritrovate a S’Arcu ‘e Forros – Villagrande Strisaili di B. Auguadro
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: SERRI
Prov:
Autore: RS Roberto
DONNA OFFERENTE o CERIMONIANTE

66) DONNA OFFERENTE o CERIMONIANTE
Nome: Donna offerente o cerimoniante
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 12,5 cm
Aspetto e vestiario: la lunga veste che ricopre l’intera figura fa pensare che si tratti di una figura femminile, probabilmente una sacerdotessa o una matrona aristocratica. Il personaggio è in piedi: con la mano destra sollevata all’altezza del mento porge il saluto devozionale, con la mano sinistra tiene alzata, quasi in equilibrio precario, una ciotola emisferica. I piedi sono nudi, quasi uniti; le mani sono piccole. Indossa sul capo un tutulo conico che in origine aveva la falda accentuata, ora mancante per rottura (ne resta traccia sul lato posteriore).
Il dettaglio che colpisce maggiormente è la “gorgiera di cuoio o di stoffa che imprigiona il collo fino al mento” allargandosi nell’estremità inferiore in una pettorina semicircolare.
Il vestito indossato é composto da una tunica stretta lunga fino alle caviglie e da un abito attillato sovrapposto. Sulle spalle è indossato un mantello lungo fino all’orlo inferiore della veste che copre anche le braccia lasciando liberi gli avambracci; esso è decorato nella parte superiore da un’applicazione semicircolare che circonda il collo segnata da larghe incisioni verticali e parallele, al di sotto c’é una fascia decorativa orizzontale con motivo a spighetta.
Il volto é spigoloso, con gli zigomi marcati; sulla nuca i capelli sono evidenziati con motivi a spina di pesce; gli occhi sono a grosso bulbo, il taglio della bocca è tenue, le orecchie appena accennate. Sopracciglia e naso sono molto scolpiti.
Luogo di ritrovamento: Lanusei (NU), località Funtana Padenti de Baccai, oggi nota come Seleni.
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: la statuina é stata ritrovata in un rudere di nuraghe(?) vicino a un pozzo sacro, insieme a altri bronzetti, a oggetti ornamentali di bronzo e monete di età punica (quindi più tardive).
Curiositá: due sono i dettagli curiosi in questo bronzetto.
1) la ciotola è sollevata in modo obliquo, come se si volesse far colare il liquido contenuto (Lilliu propende per un liquido perchè nella ciotola non è rappresentato nessun elemento solido). Ciò fa dunque pensare a una libagione in onore della divinità.
In molti popoli ancora oggi è usanza versare del liquido come offerta: i popoli nomadi della Mongolia ad esempio versano del latte a terra con una ciotola prima di un viaggio come rito propiziatorio di buona fortuna o come gesto di accoglienza in caso di arrivo di uno straniero.
2) l’indumento rigido che fascia il collo e sembra quasi soffocare la figura mostra una chiusura alla nuca ottenuta con piccoli lacci segnati da breve tacche e sul davanti intorno al collo e sullo sterno é decorato da una serie di rigature orizzontali sovrapposte concentricamente.
Anche se con significato del tutto differente, ricorda un po’ i collari indossati ancora oggi da alcune donne appartenenti a etnie tribali della Thailandia (le “donne giraffa”).
Fotografia del bronzetto di R.S. Roberto dal gruppo “Viaggio nelle antichità della Sardegna”.

Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune: LANUSEI
Prov:
Autore:
GUERRIERO CON STOCCO E SCUDO SULLE SPALLE

84) GUERRIERO CON STOCCO E SCUDO SULLE SPALLE
Nome: guerriero con stocco e scudo sulle spalle
Professione: guerriero
Dimensioni: altezza residua 11 cm
Aspetto e vestiario: il guerriero è rappresentato frontalmente; con la mano destra porgeva quasi sicuramente il saluto devozionale, con la mano sinistra impugnava, all’estremità inferiore, uno stocco appoggiato sulla spalla e che reggeva, alle spalle, uno scudo.
L’elmo indossato ha forma conica con accenno di lembo ripiegato in avanti; ha la punta liscia ed il resto della superficie spartito in una zona ornata a spina di pesce (o rametto schematico) definita da incisioni orizzontali concentriche, due in alto e una alla base.
Il guerriero indossa:
– una tunica semplice e liscia
– un’ampia fasciatura di difesa intorno al collo, fatta di strisce sovrapposte rese con costolature alternate a incisioni; questa fascia si allarga alle spalle e al petto, proteggendoli
– il consueto pugnale ad elsa gammata, portato non sul petto ma appeso a una lunga e stretta cinghia e abbassato, in modo inusuale, sino all’orlo della tunica
Sul retro uno scudo piccolo aderente alla schiena pende dallo stocco tramite una fune. Esso mostra al centro un umbone liscio, intorno al quale il rivestimento in cuoio (che nella realtà avvolgeva la struttura di legno dello scudo) è stilisticamente indicato nel bronzetto da una serie di incisioni radiali.
La testa ha forma conica, una taglio netto e squadrato sopra al collo; i capelli sulla nuca sono stilizzati a rametto.
I lineamenti del volto sono molto marcati: sopracciglia e naso sono resi con il noto schema a T, gli occhi sono a globo schiacciato ” o a pastiglia, schizzanti a fior di pelle”. Contrastano: il piccolo segno inciso della bocca e le minuscole orecchie abbozzate.
Luogo di ritrovamento: Sardegna, località sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: braccia mancanti, rotto lo stocco per più di metà, rotte le gambe sotto i polpacci, scudo frastagliato sul contorno.
Curiosità: interessante copricapo. Più che a un elmo, assomiglia – dice Lilliu – ai ” pilei” (berretti di pelle, di feltro o di stoffa) di immagini della cultura greca di tradizione geometrica o del mondo orientale siriano-anatolico, del quale si ha un esempio anche in Sardegna nel bronzetto fenicio-punico di Flumenlongu- Nurra (se qualcuno ci manda un’immagine … cercheremo di schedarlo per voi ?)
Immagini di RS Roberto tratte da “Viaggio nelle anticihità della Sardegna
Descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO
Approfondimenti sul “pileo” (copricapo):

Comune:
Prov:
Autore:
OFFERENTE CON VASO

121) OFFERENTE CON VASO
Nome: l’offerta del vaso
Professione: sconosciuta
Dimensioni: altezza 13,3 cm
Aspetto e vestiario: l’offerente é raffigurato con la mano destra alzata in atto di preghiera, come per porgere il saluto devozionale alla divinità: il pollice è divaricato e le altre dita sono unite e ben rese dalle incisioni presenti sia sul palmo che sul dorso. Con la mano sinistra l’uomo impugna una corda da cui pende un vaso, forse nella realtà di bronzo o terracotta, contenente un liquido d’offerta. Il recipiente è ovale, col fondo stretto e piatto; oltre ai due manici presenta una sporgenza “a tubercolo” che poteva essere un beccuccio a colatoio per versare il liquido oppure una borchia ornamentale molto pronunciata.
Il vaso e la corda sono raffigurati in posizione obliqua, come per rendere il movimento di oscillazione oppure il vaso era – dice Lilliu – “allontanato dal corpo, quasi per suggerire il distacco dall’oggetto che è ormai possesso della divinità”.
L’uomo indossa una tunica aderente, senza maniche e con una piccola scollatura triangolare; dietro, l’orlo inferiore della tunica è prolungato a coda, davanti la veste è rialzata ad angolo, sopra le ginocchia nude. Anche le magre gambe sono nude e i piedi scalzi.
La tunica é chiusa sulla spalla sinistra con un legaccio a fiocco che annoda i due lembi; gli stessi lembi più in basso sull’anca sinistra sono fermati da un bottone prominente. Infine un semplice cordone, chiuso a nodo sul davanti, cinge la vita del devoto.
Sul petto ha il pugnaletto ad elsa gammata riposto in un fodero di cuoio lavorato (lo si deduce dalle scalanature all’orlo) e pendente da una bandoliera di pelle.
L’offerente non é un guerriero, quindi il pugnaletto per Lilliu assume il significato di arma da difesa, forse con valore talismanico.
Il viso è oblungo e pieno, il collo tozzo, gli occhi a mandorla, sopracciglia e naso arcuato sono resi col noto stilismo a T, le orecchie sono a dischetto incavato nel mezzo, bocca stretta e carnosa.
Sul capo sembra indossare un elemento che cinge la nuca e si annoda sopra la fronte (n.d.r.).
Luogo di ritrovamento: Serri, loc. Santa Vittoria, dall’atrio del pozzo sacro – (Il Santuario di Santa Vittoria di Serri Coop Acropoli Nuragica)
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: rotta la gamba destra sopra al ginocchio
Curiositá:
Per Lilliu il devoto è un pastore o un contadino che “offre olio o latte o forse acqua lustrale del pozzo che ha attinto col vaso durante la cerimonia rituale, alla presenza del sacerdote officiante”.
Proponiamo infine alcune interpretazioni alternative di semplici appassionati circa il MISTERIOSO CONTENUTO del vaso ?
– il contenitore contiene vino da offrire alla divinità
– la posizione obliqua del contenitore farebbe supporre “l’idea del movimento anteroposteriore che si imprime al latte quando si fa il burro in mancanza di tecnologia più avanzata”
Fotografia di RS Roberto dalla pagina Fb “Viaggio nelle antichità della Sardegna
Immagini e descrizione tratta da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO

Comune:
Prov:
Autore: Foto di RS Roberto
BIPROTOME DI MUFLONE E BUE

136) BIPROTOME DI MUFLONE E BUE
Nome: biprotome di muflone e bue, su spada
categoria: animale
Dimensioni: lunghezza 9 cm – altezza 3,5 cm
Aspetto:
Le due protomi animalesche rappresentate in questo bronzetto sono unite per il dorso: una è di muflone (pecora selvatica) e l’altra è di bue, due specie caratteristiche della fauna sarda.
“I mezzi corpi dei due animali sono fusi in un unico volume pieno – dice Lilliu – più grosso al centro e affusolato alle estremità, in corrispondenza ai colli da cui emergono le teste delle bestie, una selvatica (il muflone) e l’altra domestica (il bue). Il ramaio aveva quindi consuetudine con i campi e con i boschi, e non altrimenti poteva essere in una società primitiva a forme economiche non specializzate, ma miste e integrate.”
– la testa del bue ha occhi a globetto, muso a taglio netto con bocca sottilmente incisa
– la testa del muflone è più curata, con occhi a globetto più grandi, bocca più marcata nel taglio, con il giro delle corna raccolto e geometrico, senza rigature viste in altro bronzetto di muflone.
Risaltano le sacche pettorali dei due animali e, nella parte inferiore del corpo, si nota una fessura che non compare sul dorso, quindi presumibilmente doveva servire per inserire la punta di una spada.
Luogo di ritrovamento: PATTADA (SS), localitá sconosciuta
Residenza attuale: Museo Archeologico di Cagliari
Segni particolari: corna del bue spuntate
Curiosità:
“Muflone: nome volgare di una pecora selvatica diffusa unicamente sui monti della Sardegna e della Corsica. Maschio con corna divaricate in fuori e all’indietro in una elegante spira. Nel Caucaso, nell’America e nella Persia vive una specie molto simile al muflone detto appunto muflone dell’Asia Minore” – F.Laner, Accabadora, 2001
Fotografia del bronzetto di RS Roberto dalla pagina fb Viaggio nelle antichità della Sardegna
Immagini e descrizione tratte da G.Lilliu, “Sculture della Sardegna nuragica”, 1966, ed. ILISSO
Fotografia del muflone di G.Exana

Comune:
Prov:
Autore: